MAIIIM-Lab september 2025

Genova statements

Residenza MAIIIM LAb 2025

Titolo provvisorio "Darsena immaginaria – Laboratorio d'arte enzimatica"

Arcadia

Concept Una residenza al MAIIM lab per immaginarsi attivamente una psicogeografia dell'area L’area diventa il “corpo vivo” su cui muovermi, osservare, connettere e innestare "immaginario" tramite lavoro da artista. Documentero' la deriva tramite suoni, immagini e algoritmi, che costruiranno, spero, processi di co-creazione con le persone incontrate sul terreno.

Tattiche

  • Evocare la rete (connessioni, attori, materiali a costruzione della situazione in cui operare)
  • Ascolto e mappatura (ricerche sul campo, interviste, esplorazioni sensoriali)
  • Formazione del sogno e del segno: incontri e azioni creative alle quali, abitanti, studenti e operatori del luogo, che lo attraversano, possono lasciare il segno per immaginare scenari futuri.
  • Traduzione in opere: il mio lavoro si configurerà di volta in volta tramite lo strumento espressivo che troverò appropriato: installazione, performance, soundscape, narrazione digitali o dal vivo etc. Piccoli atti che costituiranno elementi per la cartografia immaginaria del luogo. E' prevedibile un evento finale di restituzione.
  • Documentazione aperta

Obiettivi

  • identificare elementi caratteristici della comunità che usa i luoghi in cui sono ospitato.
  • contribuire alla memoria del luogo tramite storie vive raccolte nel processo.
  • Piantare un seme ideal e vivo per poi contribuire a scrivere un progetto laboratoriale condiviso per le aree della Darsena (Calata Di-Negro, Galata, torre dei piloti etc.).

Radici teoriche e riferimenti critici

Il progetto si ispira a una costellazione di approcci teorici e artistici che hanno esplorato il potenziale dell’arte e che sono dietro alla elaborazione teorica del mio lavoro piu' recente:

  • L’arte partecipativa e relazionale (Nicolas Bourriaud, Esthétique relationnelle, 1998), in cui l’opera si costruisce attraverso l’incontro e la co-creazione con il pubblico.
  • Le pratiche site-specific (Miwon Kwon, One Place After Another, 2002), che rifiutano l’autonomia dell’arte per immergerla nel contesto sociale e geografico.
  • L’arte come processo alchemico (Joseph Beuys, con la sua idea di "scultura sociale"), dove l’artista opera come catalizzatore di cambiamento, trasformando materiali, relazioni e immaginari.
  • Le metodologie di mappatura collettiva (come quelle del Projetto Cartografie Resistenti o del Teatro degli Oppressi di Augusto Boal), che usano strumenti artistici per rendere visibili dinamiche di potere e desideri comunitari. Come laboratorio Trasformatorio abbiamo usato molte di queste tecniche, derivate anche dallo studio del situazionismo nel lavoro a Cosio d'Arroscia fatto nel 2021.

Inoltre, il progetto Trasformatorio dialoga con esperienze contemporanee di arte come ricerca-azione (Grant Kester, Conversation Pieces, 2004) e con le sperimentazioni di laboratori nomadi—come quelli di Future Farmers o Rural Hack—che uniscono tecnologia, ecologia e partecipazione.

La Darsena di Genova come spazio di possibilità

La scelta della Darsena non è casuale: è un luogo di confine, tra porto e città, tra storia e innovazione, dove convergono attori diversi (pescatori, studenti, artisti, lavoratori portuali). Qui, l’arte può diventare un dispositivo di ascolto e riattivazione, seguendo l’esempio di progetti come Port City Futures (Rotterdam) o Temporary Art Platform (Beirut), che hanno usato pratiche artistiche per riconfigurare spazi portuali.

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